martedì 1 luglio 2008

Con la destra, poveri lavoratori.

IL GOVERNO CANCELLA LA LEGGE 188/2007

Con il Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitivita', la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria" viene abolito l’obbligo, per i lavoratori, di utilizzare la nuova procedura telematica per le dimissioni volontarie, previsto nella legge 188/2007.

Quindi, per presentare le dimissioni volontarie, non sarà più necessario adempiere alla procedura informatica.

Cosa prevedeva la legge 188/2007

Una tutela in più

Sulla Gazzetta Ufficiale del 19 febbraio 2007 era stato pubblicato il Decreto Ministeriale che definiva moduli e modalità operative per la presentazione delle dimissioni volontarie dal rapporto di lavoro, in applicazione della L. 188/2007.

Il modulo ministeriale, dal 5 di marzo 2008, era l’unico strumento attraverso il quale i lavoratori potevano comunicare le proprie, eventuali, dimissioni alle aziende.

Il modulo lo si poteva scaricare dal sito sopra indicato, oppure si poteva richiedere ai soggetti abilitati (Sindacati, Patronati, centri per l’impiego, Comuni ecc.)

Perché questo provvedimento si era reso necessario?

Perché molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni, facevano firmare al lavoratore, all’atto dell’assunzione, una lettera di dimissioni senza data.

In questo modo il lavoratore era continuamente sottoposto a ricatto, in quanto, in qualsiasi momento l’azienda poteva utilizzare quella comunicazione per attestarne le dimissioni e lasciarlo a casa.

Con la procedura prevista dalla legge 188/07 atti di questa natura divenivano impossibili, in quanto, il modulo (i moduli sono numerati e datati) avevano validità limitata di 15 giorni e non oltre la data di emissione. Scaduti i termini di validità, bisognava richiederne un altro.

Fino al 25 giugno 2008, dunque, gli unici moduli da utilizzare per le dimissioni, eccetto quelle per giusta causa, erano quelli ministeriali.

Da oggi si riparte con i ricatti ai lavoratori, soprattutto ai nuovi assunti.

L'Italia continua a marciare indietro sui diritti dei lavoratori.

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